Un viaggio dentro Luthier, dove i dadi non fanno rumore: lo fa l'anima

C'è qualcosa di magico nel momento in cui l'archetto tocca la corda per la prima volta. Una vibrazione sottile, invisibile, che scuote il silenzio come fosse polvere sul tavolo. Se avete mai amato un gioco da tavolo per quello che non dice, ma che fa sentire, allora Luthier vi entrerà dentro come il profumo del legno stagionato.
E no, non è un gioco sui violini. È un gioco sull'atto di costruirli, su cosa vuol dire dedicarci la vita. Sul cercare la perfezione in un gesto ripetuto mille volte, su quella piccola imperfezione che rende unico un suono. Su ciò che metti nel mondo quando nessuno ti guarda.
Ma chi diavolo è un luthier?

È qualcuno che vive tra la musica e il silenzio. Che conosce l’anatomia degli strumenti meglio di quella umana. Che sa che un millimetro in più nel manico cambia un concerto.
Il liutaio è quell’anima antica che costruisce violini, viole, violoncelli e contrabbassi — a mano, con la lentezza del gesto tramandato.
Nel suono perfetto di uno strumento, il liutaio è invisibile. Ma se sbaglia, si sente.
In Luthier, tu sei questa figura. Ma non devi sapere intagliare: basta che ti emozioni nel provare a farlo.
Un progetto iniziato prima che nascesse FroGames (sul serio)

Nel 2009, mentre noi giocavamo a Dominion pensando che fosse la vetta assoluta del deckbuilding, Abe Burson aveva già in testa un'idea. Una bottega. Un lavoratore. Un'arpa mezza finita. Ma ci è voluto tempo.
Sedici anni, per la precisione.

E nel frattempo, Luthier si è trasformato in una sinfonia. Ha incontrato Dave Beck, che con Distilled aveva già dimostrato di saper mescolare meccaniche profonde e scelte narrative. Insieme, hanno iniziato a lucidare questa idea, strato dopo strato, come si fa con il pino rosso prima di incollarlo a un manico.
Sedici anni per un’idea, non per un regolamento.
Luthier non si spiega, si ascolta (anche con le mani)
Quello che Luthier fa sul tavolo è come un quartetto da camera. Ogni giocatore ha il proprio atelier, il proprio tempo, le proprie commissioni. Ma tutto suona insieme.

C'è un'asta cieca, come un'audizione: tutti offrono il proprio talento, ma nessuno sa chi otterrà la commissione finché il sipario non si alza.
C'è un piazzamento lavoratori programmato, che non è solo strategia: è gestione del tempo, della bottega, dell’ispirazione. Ogni azione va scelta prima, come una partitura da interpretare al momento giusto.
La costruzione degli strumenti non è solo “crafting”: è una dichiarazione di intenti. Ogni pezzo completato ti dà prestigio, ma anche responsabilità. Perché uno strumento mal fatto resta nella memoria di chi lo ascolta.
E poi ci sono i dadi, ma usati per dare voce alla performance finale. Non sono caos: sono interpretazione. Hai costruito bene? Il tuo dado canterà.
In Luthier,
non vinci
armonizzi

Una sinfonia anche da soli (ma non per questo vuota)
Chi cerca un gioco da tavolo in solitario profondo e coerente troverà qui una perla rara.
La modalità solo, curata da Richard Woods e David Digby, non è un contentino. È un dialogo con il tempo. Un confronto silenzioso con un automa che non bara mai, ma ti costringe a dare il meglio.
Giocare da soli non vuol dire rinunciare. Vuol dire avere un bot intelligente e coerente, pronto a farti sudare ogni accordo.
I designer come rockstar (senza lustrini, ma con scalpelli)
Dave Beck, oltre a essere la mente dietro Paverson Games, è anche un professore di Game Design. Non di quelli che spiegano tabelle: di quelli che ti fanno immaginare un controfagotto mentre spieghi la tensione del round.
Abe Burson, il co-designer, ha fatto di Luthier un progetto di vita. Ha portato il prototipo a eventi come lo Stonemaier Design Day nel 2019, e per un solo voto non ha vinto tutto. E a noi, sinceramente, questa cosa fa ancora più simpatia. I Froggers amano gli underdog.
E dietro le quinte, come un liutaio che non firma ma accorda, c'è Richard Woods: sviluppatore silenzioso, ha lavorato con passione e dedizione alla modalità solitario, rendendola qualcosa che non sembra mai un contentino, ma un vero concerto per uno.
Vincent Dutrait: quando l'arte ha anche un odore
Non è una metafora.

Quando Vincent Dutrait illustra un gioco, lo fa con la carta, il pennello, i pigmenti. Ogni illustrazione di Luthier ha quella texture che sembra uscirti dallo schermo, come una xilografia colorata a mano. Accanto a lui, Guillaume Tavernier ha disegnato l'architettura delle botteghe, delle sale da concerto, dei quartieri nobiliari.
Guardare la plancia di Luthier è come aprire un libro illustrato di storia della musica. Ma senza la noia.
Il silenzio prima dell’estate: in arrivo su FroGames.it
Dimentica Kickstarter.
Luthier arriva su FroGames.it ad agosto 2025, e sarà uno di quei casi in cui un gioco da tavolo strategico indie si prende il palco. Già da mesi i Froggers più attenti si sono fatti domande, hanno provato il prototipo su Tabletop Simulator, si sono commossi per la cura maniacale dietro ogni dettaglio.
E no, non è per tutti. Come il clavicembalo. Ma se vibra con voi, non potrete più farne a meno.
Il bello di Luthier non è solo giocarci. È sapere che esiste.
Allora non perderti questo piccolo capolavoro!
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