Speakeasy: il gioco da tavolo di Vital Lacerda tra jazz, whiskey e la “pace armata” dei gangster
Un gioco da tavolo strategico dove Manhattan non si conquista a colpi di pistola… ma a colpi di influenza, gestione e consegne clandestine.
New York, anni ’20. Il jazz filtra dai sotterranei come fumo denso, la porta ha la fessura per la parola d’ordine e il bicchiere non dovrebbe esistere… e invece eccolo lì, che brilla. Fuori, la città fa finta di essere pulita. Dentro, Manhattan è una scacchiera di locali clandestini, favori, mazzette e “amici” che diventano improvvisamente molto interessati ai tuoi affari.
E la cosa più inquietante? Non è una guerra. È peggio: è un periodo di non-guerra, una tregua tra predatori dove nessuno ti spara… finché non rompi l’equilibrio.
La “Commissione”: la pace che ti soffoca
In Speakeasy non sei “un gangster generico”: sei un boss dentro un sistema organizzato. Manhattan è divisa in distretti, ogni boss ha una zona di competenza e tutti stanno dentro un patto di non aggressione… almeno sulla carta.
Questa è la vera tensione del gioco: costruire un impero senza far esplodere la città. Perché appena ti espandi davvero (speakeasy più lussuosi, affari più grossi, perfino casinò), inizi a brillare come un’insegna al neon… e quando brilli, ti vedono tutti.
Proibizionismo: quando il “vietato” diventa economia
Gli anni ruggenti non sono solo frange e sax: sono una città dove l’alcol illegale crea reti, e le reti creano potere. Se il mercato è clandestino, la moneta non è solo il denaro: sono informazioni, protezione, canali di consegna, uomini fidati.
Il colpo di genio tematico di Speakeasy è che non ti chiede di “fare il cattivo”: ti chiede di gestire il rischio. Un boss intelligente non spara: pianifica, compra silenzi, sposta risorse, “pulisce” i conti, paga chi serve e incassa dove nessuno guarda.
Come si gioca (senza perderti in un muro di regole)
Un esempio di turno (mini-storia)
“Ok, oggi devo far entrare liquidità.”
Metto un uomo nel distretto giusto per sbloccare l’azione che mi serve, ma mi costa tempo e mi chiude una strada che volevo usare dopo. Gioco una carta per spingere la consegna: incasso subito, però sto usando risorse che mi servirebbero per l’upgrade del locale.
Ecco il dilemma: se cresco ora, divento visibile. Se rimando, mi sorpassano. Quindi faccio la cosa più da boss anni ’20: pago il problema. Un favore qui, una copertura là, e continuo a far girare il whiskey come se fosse acqua.
“Speakeasy è quando hai una mossa geniale… e ti accorgi che ti costa due mosse domani.”
I 3 bivi che ti restano addosso
Vuoi dominare Manhattan? Bene. Ma dominare significa farsi notare.
Giocare “pulito” è comodo… finché il gioco ti offre un colpo sporco irresistibile.
Controllare distretti è potere. Senza un motore solido, però, dura un giro.
Curiosità che cambiano la percezione del gioco
È struttura: pianifichi zone, apri rotte, occupi spazi chiave e fai in modo che i tuoi uomini arrivino sempre prima.
Non sei in un film d’azione: sei in un film dove la minaccia è politica. Se fai troppo rumore, arrivano le conseguenze.
L’estetica comunica manager del proibito con guanti bianchi e conti truccati: elegante… e inquietante.
Per chi è (e quando dà il meglio)
vuoi un gioco da tavolo strategico con pianificazione vera e pressione costante;
ami i gestionali con scelte cattive e ricompense grandi;
ti intriga costruire un impero “legale-illegale” nel Proibizionismo.
cerchi un’esperienza leggera e rapidissima;
vuoi una partita senza pressione e senza conseguenze da gestire.




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